La Casa oltre Genova

Negli ultimi anni, abbiamo intensificato il nostro lavoro per far conoscere la Casa dello Studente e la sua storia, riscontrando un notevole interesse da parte di associazioni e istituzioni. Abbiamo quindi deciso di portare la nostra esperienza anche in altre città.
In Germania abbiamo preso contatto con il VVN-BdA di Berlino, associazione dei resistenti e dei deportati tedeschi. Il confronto con questo gruppo si è rivelato particolarmente proficuo, al punto da ospitare tra le mura della Casa una mostra sulla Resistenza operaia a Berlino; questa mostra è poi stata esposta anche a Orvieto, in collaborazione con il Comune e con l'ANED cittadina, da tempo impegnata nel tenere viva la memoria delle vittime del lager femminile di Ravensbruck.


Si tratta di un impegno di cui siamo soddisfatti e orgogliosi: la Resistenza operaia a Berlino costituisce infatti un capitolo importante, eppure poco conosciuto, di quel grande fenomeno che fu la Resistenza europea al nazifascismo.

La collaborazione con il VVN-BdA è poi proseguita e ha portato a organizzare un'iniziativa a Berlino a cui ha partecipato il Centro di documentazione "Logos".


  Mostra a TORINO



















Articolo comparso sulla rivista Común il 5 maggio 2021


Una pagina riscoperta della resistenza

Nel “Museo della Resistenza Europea” di Genova, i volontari conservano la storia antifascista

Paolo Migone 

Il 19 novembre 1972 i giornali italiani diffusero la notizia del ritrovamento alla “Casa dello Studente” di Genova delle celle di tortura della Gestapo. Il quotidiano "Il Lavoro" riportò che la notte precedente era caduto l'ultimo mattone di un muro dietro il quale erano rimaste nascoste per anni dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Durante il fascismo, partigiani, ebrei e oppositori del regime erano stati rinchiusi qui nel cosiddetto “sotterraneo dei tormenti”.

La "Casa dello Studente" fu costruita tra il 1933 e il 1935 dall'Università di Genova e poco dopo il suo completamento fu rilevata dal partito fascista italiano. Dopo l'occupazione dell'Italia da parte delle truppe tedesche, servì alla Gestapo dal 1943 come quartier generale e come centro di interrogatori e torture, e dove avvennero anche esecuzioni capitali. Nell'aprile 1945, i partigiani, ai quali si erano arrese le truppe tedesche a Genova, scoprirono nei sotterranei dell'edificio strumenti di tortura, tracce di sangue, frammenti ossei e unghie. Per un breve periodo, l'edificio e la sua storia durante il fascismo ricevettero attenzione. Ma appena qualche anno dopo fu riutilizzato dall'Università di Genova e gli accessi ai sotterranei in cui si trovavano la prigione e le celle di tortura furono murati. Il "sotterraneo dei tormenti" scomparve dietro un muro imbiancato.

Una storia rimossa

Quelle che erano state celle di tortura dovevano restare invisibili nel senso di una "riconciliazione nazionale" e non essere invece un ricordo della storia dell'Italia fascista e della sua alleanza con la Germania nazista. La liberazione da parte del movimento partigiano divenne il mito nazionale dell’Italia democratica del dopoguerra.

Molti dei responsabili italiani e tedeschi delle torture e degli omicidi sono sfuggiti alla condanna. Sono stati amnistiati, assolti o non ritenuti affatto responsabili. Un esempio di questa rimozione della responsabilità personale è direttamente legato anche alla storia della “Casa dello Studente”: nel 1950 fu nominato un nuovo dirigente amministrativo dell’Università di Genova, che si trasferì in un appartamento della “Casa dello Studente”, senza però discutere del fatto che era stato membro del Partito Fascista già dal 1920. Inoltre, non ne era stato solo un semplice esponente, ma aveva anche preso parte alla cosiddetta “Marcia su Roma”, l'ascesa al potere di Mussolini, per poi fare carriera come alto funzionario fascista a Firenze, Viterbo e Siena. Quello che si voleva era che il ricordo del “Sotterraneo dei tormenti” restasse nascosto dietro un muro.

Un dialogo generazionale e la riscoperta

Alla fine degli anni '60, un gruppo di giovani residenti alla “Casa dello Studente” venne in contatto con operai, ex partigiani e combattenti della resistenza. Questi raccontarono loro quello che avevano vissuto durante il fascismo e spiegarono loro anche la funzione della “Casa dello Studente” come centro di interrogatorio e di tortura della Gestapo durante la Seconda guerra mondiale. Insieme iniziarono a ricostruire la storia dell'edificio.

Nel 1972, con l'apertura da parte dei residenti della "Casa dello Studente" dell’accesso alle ex celle di tortura e la riscoperta del "Sotterraneo dei tormenti", nacque anche l'idea di conservare quegli ambienti e allestirli come un memoriale. Una mostra permanente avrebbe dovuto - a differenza di molti luoghi della memoria antifascista in Italia - non solo concentrarsi sull'Italia resistente, ma anche rappresentare la dimensione europea della resistenza contro il fascismo. Avrebbero dovuto essere considerati esplicitamente anche gli antifascisti tedeschi, la cui resistenza al regime nazista è poco conosciuta in Italia.

Un esempio è il combattente della resistenza tedesca Rudolf Seiffert, a cui è stata dedicata una lapide nel 1974. Seiffert era un operaio della Siemens e apparteneva al gruppo berlinese "Säefkow-Bastlein-Jakob". Fu arrestato nel settembre 1944 e giustiziato nel penitenziario del Brandeburgo nel gennaio 1945.

 Un museo della resistenza europea

Oggi la "Casa dello Studente" non è solo un monumento, ma anche un luogo di incontro e dibattito sulla resistenza antifascista in Europa. Ogni anno si tengono commemorazioni pubbliche.

Le attività del museo e delle strutture collegate - il centro di documentazione "Logos" e "Genova Solidale" – sono volontarie e autofinanziate. Tra i numerosi sostenitori della società civile ci sono anche membri dell'“Associazione Nazionale Partigiani d'Italia” e dell'“Associazione Nazionale Ex Deportati nei Campi Nazisti” e ci sono contatti con il VVN-BdA di Berlino.

Il “Museo della Resistenza Europea nella Casa dello Studente” vuole mantenere viva la memoria degli assassinati, torturati e perseguitati e ampliare l'impegno antifascista. Organizza convegni, dibattiti e pubblicazioni - non solo a Genova, ma in tutta Italia e, da alcuni anni, anche in Germania.

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Paolo Migone collabora con il “Centro di Documentazione Logos” collegato al “Museo della Resistenza Europea nella Casa dello Studente” di Genova.

E-mail: centrodocumentazionelogos@gmail.com

Per approfondire:

Sito web del “Centro di Documentazione Logos”: www.centrodocumentazionelogos.blogspot.com

Il "Museo della Resistenza Europea alla Casa dello Studente di Genova" su facebook: Casa-dello-Studente-di-Genova-Museo-della-Resistenza-europea

Piero Ferrazza e Luigi Barco: “La Casa dello Studente di Genova. Una pagina della Resistenza ” (Das Studentenwohnheim in Genua. Eine Seite des Widerstands), in italiano, Pantarei 2012. C'è anche un'edizione tedesca semplificata nella brochure: “Die verborgene Seite des italienischen und deutschen Widerstandes – Das Studentenwohnheim von Genua”.

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